Identità e riuso

Da opificio ad abitazione

Originariamente sede di un opificio per finissaggio pellami, del quale resta testimonianza la
“piccola” ciminiera, il fabbricato, già completamente rimaneggiato ai primi degli anni Settanta per
accogliere un’azienda tipografica, nel 2011-2012 è stato interessato da un intervento di recupero
con trasformazione degli spazi magazzino e servizi in abitazione.

Secondo le intenzioni di progetto l’edificio viene considerato come entità non finita mantenendone evidente la stratificazione/giustapposizione degli interventi susseguitesi nel corso della sua “vita”. L’azione del tempo sugli elementi architettonici, rimanda a un concetto di “sensualità dell’abitare” dove l’uomo, inteso come corpo senziente, interagisce e modella gli spazi che abita e dove i medesimi influenzano a loro volta corpo e psiche. Il progetto architettonico ha previsto la creazione di uno spazio unitario attraverso la demolizione delle seppur poche, partizioni interne, accettando, senza inibizioni nè compromessi lo stato delle pareti perimetrali.


Imperfezioni, graffiature, scrostature sono state lasciate inalterate, insieme ai graffiti, dove per alcuni ambiti, è stato fatto riaffiorare l’originario intonaco , così come i corsi a tre teste della muratura e i cordoli in cemento armato.
La rimozione del controsoffitto in arelle ha poi portato a vista gli elementi del tetto, composto in capriate, arcarecci, travicelli, correntini e tavelle che sono state oggetto di semplice ripulitura e trattamento. Il programma funzionale, volutamente ‘aperto’ a mutabili destinazioni d’uso, secondo un ordinato e semplice articolarsi degli spazi, è scandito da volumi geometrici
d’ispirazione minimalista che rimandano ad un qui ed ora che si pongono in confronto a quegli elementi che invece evocano memoria di quello che fu, del non finito, dello spezzato e dell’interrotto, ovvero di quel che non sarà più.

In un dialogico bilanciamento, il rigore e la sintesi minimalista affini ai linguaggi di una certa contemporaneità, si contrappongono a una dimensione più nostalgica, per certi versi anche un po’ bohémien, offerta dalle pareti che ‘trasudano’ il loro vissuto, generando nel complesso un effetto di inattesa piacevolezza e informalità. Elementi di rigoroso dettaglio e parti lasciate volutamente com’era, o comunque grezze, si interallacciano in un effetto di reciproca enfasi e per certi versi inedita armonia, al di fuori dei consueti canoni.